Cime a terra: le pratiche più sicure

Cime a terra: le pratiche più sicure

La cima a terra è una tecnica utile per spazi stretti

Vediamo quali sono le pratiche maggiormente sicure per le cime a terra, prevenendo una serie di situazioni potenzialmente pericolose che possono avere una ripercussione negativa durante lo svolgimento di questa procedura. 

Le cime a terra e il tender

La pratica maggiormente sicura per le cime a terra è rappresentata dall’utilizzo dei tender, in maniera tale che si possano prevenire eventuali incidenti con l’elica del motore della barca.
Inoltre è anche bene sottolineare come tale procedura sia in grado di evitare che la barca, a causa del vento, possa ruotare leggermente e urtare eventuali pareti rocciose oppure le strutture del porto.
Per una cima a terra col tender occorre, per prima cosa, scegliere una roccia che sia caratterizzata da una forma che non sia eccessivamente tondeggiante e che, allo stesso tempo, abbia un’altezza dal livello del mare di almeno due metri.
In questo modo è possibile svolgere un’operazione che si basa sull’utilizzo di una sporgenza realmente sicura e stabile da sfruttare.

La scelta della cima e la legatura

Una volta che la roccia viene individuata, la procedura maggiormente sicura che deve essere svolta consiste semplicemente nel valutare la consistenza della sporgenza: così è possibile avere la certezza che questa possa rappresentare il punto fondamentale che permette di svolgere tutte le diverse operazioni per una cima a terra sicura.
La cima deve avere una lunghezza di circa trenta metri e allo stesso tempo deve essere resistente: occorre quindi puntare su materiali che riescono a sopportare una lunga usura senza mostrare alcun segno di abrasione, che potrebbe essere sinonimo di potenziale pericolo specialmente durante le ore notturne.
La cima deve essere legata col nodo gassa d’amante, conosciuto anche col nome Bulin, prestando attenzione al cappio, che deve essere assai stretto attorno alla roccia.
Solo in questo modo è possibile avere la certezza che la cima a terra sia ben fissata e priva di ogni genere di potenziale complicanza.

La fase finale dell’operazione

Arrivati a questo punto occorre indicare al pilota dell’imbarcazione la possibilità di potersi muovere e iniziare, quindi, la procedura di ormeggio: durante questa procedura il tender deve essere condotto verso la barca finché la lunghezza della cima non permetta di effettuare una legatura alla poppa dell’imbarcazione.
Anche in questo caso è consigliato un nodo gassa d’amante resistente e le procedure devono essere svolte solo ed esclusivamente nel momento in cui viene spento il motore della barca.
Successivamente, quando non vi sono condizioni di vento abbastanza forti, occorre procedere col gettare l’ancora, utilizzando una lunghezza abbastanza elevata della catena, affinché la barca non subisca gli effetti negativi di un improvviso cambiamento climatico.

Per maggior precauzione è bene controllare sia la tensione della prima cima a terra che quella della catena: una volta che la barca viene correttamente orientata, per avere la certezza che questa sia ben ormeggiata è opportuno procedere col portare una seconda cima a terra, stavolta in direzione della prua.
Il metodo di procedere deve essere svolto sempre usufruendo del tender sfruttando delle piccole boe che permettono di segnalare la presenza della propria imbarcazione anche durante la notte, prevenendo quindi delle situazioni di potenziale pericolo.

Queste sono le pratiche maggiormente sicure per le cime che devono essere portate a terra.