Cime d’ormeggio e carico di rottura: come sceglierle

Cime d’ormeggio e carico di rottura: come sceglierle

Scelta delle cime di ormeggio

Scegliere il carico di rottura delle cime di ormeggio non è affatto un’operazione semplice: questo dato è specificato direttamente dal produttore, di conseguenza non è di certo un problema reperirlo, quel che è complicato è comprendere a quale sforzo sarà effettivamente sottoposta la cima una volta utilizzata nelle fasi d’ormeggio.

Quando il mare è calmo, ovviamente, la cima non è sottoposta ad alcuno sforzo, il discorso cambia radicalmente se si verificano condizioni climatiche molto critiche, come ad esempio una tempesta.

In casi estremi possono essere divelti perfino i pali del pontile, talvolta questo si può verificare, ma poniamo per certo che queste strutture rimangano assolutamente salde e soffermiamoci esclusivamente sulla resistenza delle cime d’ormeggio.

Il peso dell’imbarcazione non è l’unico parametro da considerare

Un dato di indiscussa importanza nella scelta del carico di rottura è il peso totale dell’imbarcazione, ma non può essere l’unico: importantissima è anche, in quest’ottica, la superficie di barca esposta al vento.

Come non sottolineare inoltre che i venti possono essere molto diversi tra loro: la loro direzione, infatti, può essere da prua, da poppa o di altro tipo, e questa è un’altra variabile a cui si deve prestare attenzione.

Vista la molteplicità dei fattori e soprattutto l’imprevedibilità della natura, che sappiamo bene essere in grado di creare delle situazioni di estrema allerta, la regola non può che essere “melius abundare quam deficere”, quindi scegliere carichi di rottura tendenzialmente più alti rispetto alle necessità “di base”.

Questa raccomandazione vale anche per il diametro della cima, parametro che influisce non poco sul carico di rottura e che viene di norma scelto in relazione al peso della barca ma, come visto, non si può trattare di un’equazione esatta.

L’elasticità delle cime d’ormeggio

Un altro parametro rilevante riguarda l’elasticità, dal momento che gli scossoni dovuti al moto ondoso vengono assorbiti prevalentemente dalle cime.

In tale ottica, sono senz’altro un’ottima scelta le cime in nylon, in grado di allungarsi circa del 30%, e il poliestere, che raggiunge il 15%; le cime a 3 o 8 legnoli sono più elastiche rispetto a una cima standard.

Non bisogna inoltre dimenticare che sul mercato sono disponibili elementi specifici quali i dissipatori, utilissimi per accentuare l’elasticità e molto preziosi anche per ottimizzare il comfort di bordo, laddove si abiti nella barca ormeggiata.

Altri aspetti tecnici di rilievo

La sicurezza dell’ormeggio dipende anche dal numero di cavi che vengono utilizzati: se la barca è ormeggiata con più cavi, infatti, la tensione tende ad essere redistribuita sulle diverse cime.

In realtà quest’aspetto non rappresenta una regola ferrea, perché anche in questo caso tutto dipende dalla direzione del vento, la quale potrebbe gravare su un unico cavo.

Le cime d’ormeggio disponibili in commercio sono molteplici: tra le più diffuse è possibile menzionare quelle a tre legnoli, dal costo contenuto e dal buon carico di rottura, tra i modelli più resistenti, invece, è possibile citare quelli a doppia treccia.

È utile ricordare che, in tutti i casi, una buona cima d’ormeggio dovrebbe essere dotata di un occhio impiombato da una parte e di un’impalmatura dall’altra.

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