Il vento e la scotta: come gestire al meglio ogni situazione

Il vento e la scotta: come gestire al meglio ogni situazione

Consigli per sfruttare al meglio il vento in barca a vela

In situazioni di mare mosso siamo spinti a lottare contro le acque, ma in realtà dobbiamo imparare a ricordare che le onde sono frutto del vento, per cui sarà questo evento atmosferico che dobbiamo imparare a gestire: la nostra barca ha tutta l’attrezzatura necessaria, dobbiamo solo imparare a sfruttarla al meglio.

Seguire la rotta

Scotta è il termine tecnico del gergo marinaresco che indica la cima, cioè la corda che ci permette di orientare (bordare) la vela: regolando le vele dell’imbarcazione, potremo sfruttare il vento per muoverci secondo la rotta impostata. Per questo si usano le scotte, allentate oppure tesate.

L’origine della parola scotta sembra proprio derivare dalla scottatura e dalla sensazione di bruciore innescata dallo scorrimento veloce della cima tra le mani, dato che vanno rilasciate molto rapidamente: questo è però un problema del passato dato che oggi, grazie a cime morbide e a guanti molto sofisticati, accade raramente.

Scegliere il momento per ridurre le vele

Per gestire al meglio tutte le situazioni in cui il mare è molto agitato dobbiamo agire in fretta: quando il vento rinforza, è bene ridurre per tempo le vele.

Basta un anemometro sull’albero insieme a una tabella che ci indichi la massima forza del vento adatta ad ogni vela: teniamo d’occhio l’indicatore e le potremo terzarolare oppure cambiare di conseguenza.

Questa attenzione sarà utile a ogni attrezzatura: un sistema abbastanza valido è quantificare la potenza del vento notandone gli effetti sulla barca e sul mare.

Osserviamo le ondine e notiamo quando si imbiancano con un po’ di schiuma: questo è il momento in cui il vento è sui 10 nodi, e dovremo provvedere a inserire il genoa pesante.

Quando siamo intorno ai 20 nodi le onde si infrangeranno con una frequenza e un rumore maggiori, ed è ora che dovremo terzarolare una o 2 mani, inserendo un fiocco piccolo e pesante.

Una volta raggiunti i 30 nodi, vedremo lunghe strisce biancastre allungarsi nella stessa direzione del vento: qui mettiamo il fiocco più piccolo e provvediamo a ridurre quasi tutta la randa.

I venti di burrasca, i peggiori, sono quelli per cui bisogna preparare la barca e l’equipaggio, principalmente riducendo al massimo e subito perché l’obiettivo è quello di evitare sforzi eccessivi.

Dopo aver preso le 2 o 3 mani alla randa ed aver messo un fiocco piccolo, o la tormentina, vedrete come il vento sembrerà già meno forte. Inoltre sarà indispensabile un giro sul ponte per ispezionare cime, sacchi delle vele e gommini, pozzetto e ponti liberi, che non offrano presa sulle onde.

Non solo sul ponte, ma anche all’interno, tutto sarà oggetto di verifica: anche le pentole, da togliere dai fornelli, e i libri, da bloccare negli stipetti. Conserviamo solo la carta in uso sul tavolo da carteggio.

È infatti la barca che dovrà combattere contro il maltempo, quindi l’attrezzatura dovrà essere resistente: scafo, vele, alberi, dovranno incassare i colpi del mare e la violenza del vento, e saremo noi a dover scegliere l’andatura migliore affinchè ciò accada nel migliore dei modi.

Prendere la bolina

L’andatura più stretta, rispetto alla direzione in cui soffia il vento, è detta bolina: lo skipper cercherà sempre di raggiungere la migliore, ma dovrà sempre essere pronto a cambiare tutto molto in fretta.

Nonostante dal cantiere vengano elaborate le polari, che stabiliscono la velocità e l’angolo della barca rispetto al vento che sta soffiando, si tratta solo teoria, e basterà una minima variazione per far saltare ogni schema.

Possiamo fissare 3 regole per prendere la bolina, e per farlo fissiamo sempre il concetto che la barca ed il mare sono soggette alle variabili del vento:

  1. su una barca da crociera media l’angolo di bolina (sempre medio) è di circa 45/50 gradi rispetto al vento, dovremo orzare per ottenere quest’angolo, osservando genoa e randa.
  2. Ottimizzare, rendendo al meglio le vele, agendo sul vang e sui carrelli di randa e genoa.
  3. Affidarsi alle nostre sensazioni e mantenere uno sbandamento non maggiore di 20/25 gradi, contenendolo lavorando sul grasso delle vele aumentandone la svergolatura ed appiattendole, fino a ridurle, in caso di necessità.

La navigazione è un bel passatempo, soggetto a molte variabili e a regole, spesso non scritte ma solo date dall’esperienza che si fa a diretto contatto col mare e la natura.